Delle straordinarie capacità descrittive di Susanna Mattiangeli vi avevo già parlato con il libro “Com’è fatta la maestra” (che trovate QUI), ma penso che il suo capolavoro sia “Uno come Antonio”
Un albo illustrato semplice, con frasi brevi e molto incisive che vi faranno sorridere, emozionare e… riflettere.
Uno come Antonio: quanti nomi può avere un bambino?
Antonio è molto più di quel che sembra.
Certo. A vederlo così, senza niente intorno è un bambino e basta.
Inizia così questa storia in cui immagini e parole dialogano per raccontarci che qualsiasi bambino, qualsiasi persona, è molto più di ciò che sembra, è una complessità di ruoli, di nomi che si intrecciano e cambiano a seconda delle situazioni e delle persone con cui parliamo.
Antonio è un figlio se è con mamma e papà, un cugino tra i cugini e un nipote per la nonna, …
Però basta voltare pagina
Ed ecco Antonio che ascolta la lezione.
A scuola è un alunno e deve stare attento,
deve stare attento e più ci pensa e meno sta attento.
Se si distrae troppo diventa un viaggiatore dello spazio
Che vede dall’alto la sua città, la sua scuola
La sua classe e anche sé stesso,
un piccolo terrestre che viene sgridato dalla maestra
perché non ascolta la lezione sui primi abitanti
del suo pianeta.
Insomma come avrete capito la scrittrice non si sofferma solo ad elencarci chi è Antonio, ma ci accompagna in una storia in cui Antonio si muove, prova emozioni e affronta situazioni che possono avere soluzioni differenti.
Viaggiamo con Antonio e in lui vediamo noi stessi e chi ci sta intorno e forse scopriamo anche qualcosa di noi che non sapevamo.
Un libro tanti percorsi
Difficilmente si può leggere una storia come questa e terminare la lettura una volta chiusa il libro.
È un albo che apre riflessioni, curiosità, percorsi didattici che nascono da soli in classe al punto che quando prendono forma sembra scontato che si sia arrivati lì anche se, fino ad un attimo prima magari l’idea di lezione era differente
Qui sotto vi racconto il nostro viaggio con Antonio, ma sarei veramente curiosa di conoscere anche il vostro…
PARLIAMO DI IDENTITA’
Una delle parole chiave di questo libro è certamente identità.
Con i bambini siamo andati sul vocabolario per scoprire che cosa volesse dire identità e, tra i vari significati abbiamo selezionato questo:
Di persona, l’essere appunto quello e non un altro: stabilire, provare l’i. di qualcuno, chi egli sia veramente; controllare l’i. di qualcuno
In particolare ha colpito il concetto di essere quello e non altro.
La storia di Antonio ci racconta che ognuno di noi si identifica con il suo nome che è solo suo, ma anche con tanti altri nomi che lo caratterizzano e che variano continuamente in base a ciò che facciamo, con chi parliamo, …
Ci sono poi anche i nomi che vorremmo acquisire: mi riferisco ad esempio alla categoria di lavoro a cui i bambini vorrebbero appartenere (parrucchiere, giardiniere,) o a quello in cui si identificano in classe (io sono un matematico, io uno scrittore, io uno scultore, …)
Nomi propri e nomi comuni
I ragionamenti fatti sull’identità hanno portato alla luce un concetto grammaticale molto interessante e che ben si inoltra nella programmazione scolastica: il concetto di nome proprio e nome comune
Antonio ha un nome che è solo suo e si definisce quindi proprio, si scrive con la maiuscola e non è modificabile o utilizzabile da un compagno.
Abbiamo provato a scambiarci i nomi ed è stato un gioco che ha divertito moltissimo i bambini facendogli capire l’importanza del loro nome. Questo giochino ha fatto si che anche i bambini in difficoltà con la lingua italiana capissero benissimo il concetto di nome proprio.
Poi siamo passati ai nomi comuni ed ognuno ha scelto quelli che lo caratterizzano o che vorrebbe che lo caratterizzassero.
Abbiamo diviso la pagina in due colonne: in una abbiamo scritto i nomi propri (ossia il nostro nome) e nell’altro tutti i nomi comuni che ci caratterizzano.
Per capire meglio l’esercizio prima abbiamo fatto questo giochino con Antonio e questo ci ha permesso di rileggere il libro con più attenzione e di soffermarci su parole per loro sconosciute come: cittadino, suddito e paziente.
I diritti dell’infanzia
Dai discorsi sull’identità e sui nomi propri o comuni ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza il passo è stato breve poiché spontaneamente è uscita da loro la necessità di avere una famiglia per essere figlio, di andare a scuola per diventare uno scienziato, l’importanza di avere la libertà di diventare ciò che vogliamo, ma anche di riposarci e giocare, …
A questo punto abbiamo affiancato a questo un altro libro, fatto di carte numerate che se poste sul pavimento in successione dopo averle lette creano un quadro, che spiega i diritti ai bambini con delle filastrocche:
I bambini nascono per essere felici. I diritti li fanno diventare grandi
Tra le varie carte ci siamo soffermati a leggere il primo diritto che ci racconta anche quando e da chi sono stati creati questi diritti, sul diritto ad avere una casa, ad avere un nome, ad andare a scuola, a giocare e sul diritto a dire la propria opinione.
Ad ogni diritto abbiamo dedicato una lezione e un’attività per 5 giorni differenti.
Il primo giorno
Abbiamo letto il primo diritto e ci siamo soffermati a ragionare sul fatto che questi diritti sono molto recenti e che valgono fino ai 18 anni.
Non potendo fare musica cantando e ballando abbiamo accompagnato questo diritto con un video musicale fatto da una scuola primaria che poteva essere riguardato a casa con i genitori per stimolare la conversazione domestica e aiutare i bambini a raccontare ciò che stavano facendo in classe
Il secondo giorno
Abbiamo parlato del diritto al nome e abbiamo giocato con i nostri nomi utilizzandoli per creare forme e disegni, questo ci ha anche aiutato a ripassare i nomi dell’altro gruppo classe che a causa del covid è in un’aula differente poiché con il distanziamento non riuscivamo a contenere tutta la classe in un’unica stanza.
Per parlare del diritto al nome a casa con i nostri genitori abbiamo utilizzato una storia di Roberto Piumini da cui Amnesty International ha tratto questo video
Il terzo giorno
La lezione è iniziata parlando del diritto ad andare a scuola che quest’anno dopo il lockdown i bambini sentono particolarmente. Ma dove vanno i bambini se non vanno a scuola?
Abbiamo introdotto questa conversazione con questo video che in modo semplice, ma diretto parla di bambini che lavorano a volte proprio per creare i giocattoli con cui altri bambini giocano
Il quarto giorno ho deciso di far loro uno scherzo e gli ho detto che avrebbero trovato il compito sul classroom.
Il loro compito sarebbe stato di mettere in pratica questo loro diritto.
Il compito era di mettere in pratica il diritto di giocare e raccontare poi la mattina dopo come avevano fatto a svolgerlo.
L’ultimo giorno
Si è parlato del diritto a dire ciò che si pensa e lo abbiamo messo in pratica confrontandoci su quale per noi fosse il diritto più importante
È stato un percorso molto interessante che ci ha aiutato a conoscere meglio non solo i nostri diritti, ma anche a conoscerci meglio tra noi.
L’idea in più… la scuola dei diritti dei bambini
Mentre svolgevamo questo percorso è arrivato il 20 novembre Giornata mondiale dei diritti dei bambini e anche le altre classi hanno parlato di questo argomento. Entrando in aula fotocopie ho così visto questa bellissima scuola dei diritti di cui ho chiesto subito una copia alla collega.
Potete trovare tutto l’occorrente QUI
Questo il nostro percorso, partito da un unico libro e che ha girato tra diverse materie, tra tanti argomenti e soprattutto sul filo di interessanti conversazioni.
Che cosa ne pensate?
Cosa avreste aggiunto o modificato?
TITOLO: Uno come Antonio
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