In questi ultimi mesi si sente parlare sempre di più di scontri tra genitori e insegnanti come il caso di Foggia in cui un padre ha picchiato il vicepreside della scuola perché aveva sgridato il figlio all’uscita il giorno precedente. Insieme a Matita e Forchetta ho cercato di capire meglio le dinamiche di questo rapporto.
Il rapporto genitore/insegnante in un ambiente formativo
In articoli precedenti vi ho parlato di didattica laboratoriale e scuola digitale , ma alla base di una scuola che sia realmente un ambiente formativo ed educativo è fondamentale che ci sia un patto educativo tra le parti. Le divergenze pedagogiche devono essere discusse dagli adulti in sede di colloquio senza che nessuna delle due figure venga screditata dinnanzi al ragazzo.
In caso contrario tutte le parti ne usciranno perdenti:
– La parte screditata perderà autorevolezza e il rapporto educativo diventerà molto meno efficace. A volte si possono creare anche situazioni di astio perché il ragazzo si sente non capito e non accettato;
– La parte screditante, a sua volta, minerà anche la propria autorità poiché socialmente scuola e genitori si occupano di insegnare ai ragazzi e sono idealmente affiancati anche nella testa dell’alunno anche se spesso questo non è esplicitato. Se la regola data, ad esempio, da un insegnante vale per gli altri, ma non per il ragazzo che è autorizzato dal genitore a non rispettarla, ciò, a maggior ragione in adolescenza, sarà un buon precedente per contestare ancora di più l’autorità genitoriale o cercare scorciatoie e capri espiatori in caso di difficoltà;
– Il ragazzo, messo tra due fuochi, si avvicinerà al percorso scolastico in modo meno positivo, si relazionerà con più difficoltà agli insegnanti e in alcuni casi, se la contesa tra adulti è pubblica, potrebbe diventare oggetto di scherzi e battutine da parte dei pari. Inoltre diventerà più fragile nel relazionarsi alle difficoltà e ciò rallenta la loro crescita emotiva e diminuisce le possibilità che il ragazzo saprà crearsi possibilità di confronto e gestire da solo i propri conflitti.
Con questo non stiamo dicendo che un alunno, soprattutto nei primi gradi scolastici, debba affrontare da solo le possibili problematiche scolastiche, ma dev’essere accompagnato dagli adulti a capire i propri errori in modo sereno o a verificare che anche l’adulto può sbagliare e che se assume le proprie responsabilità.
Il dialogo e il confronto tra adulti dev’essere lontano dagli orecchi del ragazzo e avvenire nelle giuste sedi. Tutti possono sbagliare ed è giusto che chi ha sbagliato chieda scusa e rimedi, ma ciò deve avvenire in un clima coerente e collaborativo in cui il ragazzo percepisca il patto educativo tra adulti.
Che cosa accomuna genitori ed insegnanti?
Genitori e insegnanti, soprattutto nei primi cicli scolastici, svolgono nei confronti dei bambini, un ruolo complementare nello sviluppo culturale, sociale, delle autonomie ed educativo. Complementare perché, parte da due punti di vista differenti:
La famiglia è la prima istituzione sociale e comunitaria del bambino e sarà per molto tempo il filtro principale con cui questo guarderà il mondo.
Gli insegnanti invece, fin dall’asilo nido, accompagnano il ragazzo verso lo sviluppo delle proprie capacità e autonomie, ma il loro sguardo, pur non tralasciando le specificità individuali, è rivolto al gruppo classe e ciò è importantissimo poiché aiuta i bimbi ad uscire dalla propria individualità e a confrontarsi con il gruppo dei pari e con gli adulti in modo più autonomo.
Come dicevamo gli obiettivi sono i medesimi: l’educazione, lo sviluppo e il benessere del bambino.
Successivamente i ruoli si differenziano, ma continuano ad intersecarsi e a dover dialogare tra loro perché per tutta la carriera scolastica del ragazzo entrambe le istituzioni avranno come obiettivo lo sviluppo positivo e armonico del ragazzo come individuo e all’interno della società
Ma che cosa divide genitori e insegnanti?
A scuola si è passati da una dittatura degli insegnanti che arrivavano perfino alle punizioni corporali ad una perdita di fiducia verso gli stessi che in alcuni casi porta addirittura a non far entrare il bambino dentro la scuola privilegiando l’apprendimento domestico.
Abbiamo intervistato diversi genitori di fasce d’età differenti e vari insegnanti per capire meglio che cosa gli uni recriminano agli altri. Ovviamente ciò che riportiamo di seguito non può in nessun caso essere esaustivo poiché ogni situazione ha la sua verità, ma ci siamo accorti che alcuni fattori ricorrevano spesso quindi ve li sottoponiamo per sapere se anche voi siete concordi.
I genitori si lamenterebbero:
• del carico di lavoro pomeridiano,
• di esercizi e verifiche in cui compaiono argomenti non spiegati in classe
• professori che proseguirebbero con il loro programma senza preoccuparsi se la classe segue e ha capito anche davanti a verifiche in cui più della metà della classe non raggiunge la sufficienza.
• davanti a scarsi risultati della classe non farebbero un’ulteriore spiegazione o esercitazione piuttosto un rimprovero alla classe che non capisce
• del suggerimento a molti genitori della classe di affidarsi a insegnanti privati per seguire il programma scolastico
• Vi sarebbero poi casi in cui davanti alle difficoltà certificate dell’alunno (BES, DSA), l’insegnante non si attiverebbe per permettere al ragazzo un percorso scolastico da lui sostenibile, preferendo continuare a sottoporgli le stesse modalità della classe e creandogli problemi scolastici e di autostima.
Gli insegnanti lamenterebbero:
• una forte diminuzione dell’interesse e dell’importanza che la famiglia dà alla scuola e che comporterebbe un abbassamento dell’coinvolgimento e della cura che anche i ragazzi pongono nel lavoro scolastico.
• un’eccessiva giustificazione da parte delle famiglie, che chiamate a colloquio per affrontare problemi educativi e d’apprendimento, si metterebbero subito sulla difensiva incolpando scuola e compagni invece di ascoltare e cercare di trovare soluzioni.
• soprattutto nei primi gradi scolastici, un’ingerenza da parte delle famiglie che cercano di sostituirsi alla scuola nell’insegnamento delle materie andando anche contro ai metodi presentati in classe e screditando i maestri.
• Una poca attenzione dei genitori al lavoro scolastico del figlio, allo svolgimento dei compiti e ai risultati ottenuti durante l’anno che però diventa polemica e accusa alla scuola nel omento di consegna delle valutazioni.
• Una richiesta sempre maggiore da parte delle famiglie che sia la scuola a dare l’educazione sociale al bambino, supportando non solo l’alunno ma la famiglia stessa in quel compito educativo e sociale che è sempre stato della famiglia stessa.
Un rapporto disciplinato da norme precise
Forse non tutti sanno che il patto educativo tra alunni, scuola e famiglia è disciplinato da norme precise presenti nella documentazione degli istituti e spesso consultabile online, o in forma cartacea nel caso in cui la scuola non abbia un proprio sito.
Per quello che concerne i gradi scolastici di secondo grado non tutti sanno che esiste uno statuto degli studenti e delle studentesse che regola e disciplina i diritti e i doveri degli stessi all’interno della scuola e costituisce la base su cui si creano i regolamenti scolastici.
Ogni scuola ha poi un suo patto di corresponsabilità educativa che insegnanti, alunni e genitori s’impegnano a rispettare nel momento stesso in cui si iscrive il bambino in quella scuola. Qui ad esempio trovate quello delle scuole dell’infanzia di Marostica che usiamo come esempio perché è molto chiaro e articolato, ricordandovi però che ogni scuola ha il proprio nel rispetto dell’autonomia scolastica poiché ogni luogo e ogni realtà ha specificità che non possono essere tralasciate.
E ora vi racconto la mia esperienza personale da mamma, maestra e alunna
La mia personale opinione da mamma, maestra e alunna (visto che continuo a studiare e dare esami) è che ci sarebbe bisogno di una preso in carico da parte di tutte e tre le figure del triangolo educativo del proprio ruolo e delle proprie specificità, poiché solo con compiti chiari e regole definite si può arrivare ad una vera collaborazione tra le parti.
La famiglia deve riprendersi il suo ruolo educativo ed essere lei la prima a stimolare e motivare i ragazzi dando importanza al loro percorso scolastico in ogni fase ed aiutandoli, fin da piccoli, a prendersi le proprie responsabilità e sviluppare le autonomie in base all’età.
Gli insegnanti da parte loro devono comprendere che la scuola va cambiata da dentro aumentando l’ascolto e l’osservazione, l’aggiornamento professionale e attuando strategie che permettano ad ogni alunno di essere messo nelle condizioni migliori per apprendere perché di fatto il metodo uguale per tutti penalizza, secondo la mia esperienza, la maggior parte degli studenti.
Che cosa abbiamo imparato:
• Che una coerenza educativa tra scuola e famiglia è fondamentale per l’apprendimento scolastico ed educativo del ragazzo;
• Quali sono le lamentele che insegnanti e genitori fanno alla controparte e che spesso creano dissapori;
• Quali sono e dove trovare le norme che regolano il patto di coresponsabilità di alunni, genitori e insegnanti all’interno della scuola in tutti i gradi scolastici
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