Anna Lavatelli ci ha abitato a bambine tenaci che sfidano le regole sociali per raggiungere obiettivi importanti, ma la protagonista di “Dove ti porta un bus “vi lascerà senz’altro qualcosa di unico su cui riflettere.
Ho letto questo libro in due giorni, gustandomi tutte le pagine e attendendo fino alla fine di capire cosa sarebbe realmente successo e ora che ho appena chiuso il retro di copertina sono corsa a raccontarvelo perché le cose belle vanno condivise.
Ma andiamo con ordine e partiamo… dall’inizio!
Dove ti porta un bus? Ce lo raccontano Manolo e Lucilla
Manolo è appena arrivato in una nuova città, l’ennesimo cambiamento della sua vita. Sua madre (molto presa dal lavoro, piuttosto invadente e maldestramente opprimente) vorrebbe che lui si aprisse di più e facesse nuove amicizie il prima possibile.
Il primo giorno di scuola, alla fermata del bus, il ragazzino incontrerà Lucilla e suo padre e la madre in pochi istanti nominerà i genitori di Lucilla “guardiani” del bambino da bus a scuola.
Se Manolo è la voce narrante, Lucilla è la protagonista femminile della storia e capiamo fin dalla sua entrata in scena che la particolarità di questa ragazzina non è il suo ritrovarsi su una sedia a rotelle ma il suo essere forte, senza peli sulla lingua, un po’ invadente e… per nulla simpatica.
Era Lucilla il vero osso duro, con lei sì, aveva un senso lo scontro. Io capivo che stavolta Lucilla aveva tutte le ragioni, ma era troppo aggressiva, dal mio punto di vista. Ci sono tanti modi per dire le cose, lei invece te le sparava in faccia. Ti aggrediva, praticamente. Ma perché? Non era facile convivere con lei.
I compagni non amano Lucilla e non celano questa insofferenza che, da parte sua non fa nulla per piacere o risultare più simpatica a nessuno tranne a Manolo, con lui capisce subito di avere qualcosa in comune e in realtà anche il ragazzino lo sente, ma all’inizio quest’uguaglianza lo porta ad allontanarsi da lei:
Magari posso sembrare un insensibile egoista. Non so se potete capire le mie ragioni, ma provate almeno ad immaginare quel che provavo dentro. Perché mi sentivo proprio un pulcino fuor d’acqua. In fin dei conti stavo seduto anch’io su una specie di sedie a rotelle: di quelle che da fuori non si vedono, ma che rendono ugualmente difficile il cammino. Lucilla per quel che vedevo se la sapeva cavare molto meglio di me.
Per risolvere questa situazione il ragazzo arriva anche a trattar male la compagna poiché, come spesso accade in adolescenza, l’essere parte di un gruppo passa anche dal comportarsi come gli altri. Poi però capita qualcosa che ribalta la situazione, un imprevisto banale che lo aiuterà a capire cosa si cela davvero dietro “l’antipatia” di Lucilla e insieme, seguendo l’esempio di una donna coraggiosa che molti anni prima aveva fatto la differenza, forse nel loro piccolo cambieranno qualcosa in sé stessi e in ciò che li circonda
Perché mi piace questo libro
Leggi questo libro
se sei disposto a lottare per i diritti di tutti
e a vincere la timidezza
Questa la frase scritta nel retro della copertina che spiega da sola a chi è indirizzato il libro. Chi legge il mio blog sa che amo molto i libri di Anna Lavatelli perché le sue bambine coraggiose, mi divertono e sono di grande ispirazione anche per i bambini a cui leggo la storia. Questo libro però mi ha colpito fin dalle prime pagine perché non è un libro edulcorato e sentimentale come spesso lo sono quelli che parlano di adolescenti. Qui non ci si innamora, non si è più bravi di nessuno e non si vive un dramma adolescenziale. I personaggi hanno vite normali, che affrontano tutti i giorni al meglio delle loro capacità e l’autrice ci dimostra come la forza interiore di una persona non dipende dalle sue possibilità fisiche, ma da ciò che sceglie di fare nella sua vita.
Manolo è un ragazzino timido, insicuro, che vuole a tutti costi farsi accettare dai compagni e segue la massa come forse tutti noi abbiamo fatto in alcuni momenti della nostra vita.
Lucilla è una bambina in sedia a rotelle che, nonostante le sue insicurezze e paure ha trovato dentro di sé la forza per migliorare la sua situazione, e per farlo si è ispirata ad una storia vera letta sui libri e molto nota soprattutto per chi si intende di razzismo e storia americana (o per chi si sta appassionando alle storie di donne ribelli e coraggiose).
Il Bus, per Lucilla così come per la donna a cui si è ispirata, è un simbolo, uno strumento di discriminazione sotto gli occhi di tutti che guardano senza vedere ciò che succede sotto i loro occhi.
I genitori:
la madre troppo presa da sé stessa per dedicare a Manolo il tempo necessario che gli vuole bene e cerca di interessarsi a lui come meglio può anche sé scambia l’impicciarsi in modo goffo e irritante nella vita del figlio per amore, ascolto e comprensione rendendolo ancora più insicuro.
I genitori di Lucilla che hanno modificato la loro vita per lei, l’hanno messa al centro del loro mondo dandole fiducia in sé stessa e coraggio, ma che forse ora, arrivata all’età dell’adolescenza devono “mollare la presa” perché la ragazzina sa e vuole essere il più autonoma possibile.
Ed infine ci siamo noi che leggiamo, che captiamo questi messaggi, li ascoltiamo e li interiorizziamo secondo il nostro vissuto e la nostra sensibilità e che sicuramente durante la lettura spariamo giudizi su tutto e tutti (perché alla fine fa parte dell’essere umano e quando si legge un libro si deve assolutamente fare se no il dibattito quando lo facciamo nascere).
Questo libro ci aiuta e quasi ci autorizza a farlo, ma poi ci blocca, ferma i nostri giudizi e ci invita a guardare meglio, ad ascoltare davvero e sprona tutti, soprattutto i lettori in erba a fare la differenza, a dire la propria, perché ognuno di noi ha qualcosa da fare e molto da dare per migliorare ciò che lo circonda, ma soprattutto per acquisire fiducia in sé stesso e migliorare ogni giorno il suo essere persona e il suo stare in mezzo agli altri…
forse così molti nostri limiti, non solo architettonici, posso essere superati
Titolo: Dove ti porta un bus
Autore: Anna Lavatelli
Illustrazioni: Francesca Carabelli
Casa editrice : Giunti
Collana Colibrì – Per lettori in erba-
Add Comment